“Credi nell’uomo” di Hikmet o il “Cantico delle Creature” di San Francesco?
Sulla poesia di Hikmet “Credi nell’uomo” che così spesso citi in maniera compiaciuta permettimi una lettura divergente. Hikmet mette in atto una lettura poeticamente antropocentrica, suggerendo l’amore e tutte le declinazioni dei sentimenti come passaggi da uomo a uomo. La natura, nelle sue manifestazioni, appare come elargitrice o funzionale all’uomo. Questa visione nasce da una matrice separativa, che fa dell’uomo e della sua casa due realtà diverse o, al massimo, complementari nella misura in cui, però, dà la preminenza all’uomo. Può esistere un’armonia diversa, in cui l’amore passa non solo da uomo a uomo ma diventa esperienza di circolarità? Ripenso al Cantico delle Creature, a ciò che gli animali insegnano, a ciò che le stelle indicano, all’ombra che gli alberi offrono, alle albe, ai tramonti, alle manifestazioni della vita in tutte le sue forme e credo che sia l’Uomo che deve riscoprirle, rileggerle, ascoltarle perché non basta, per essere Uomo, credere soprattutto nei propri simili. Bisogna portare in sè più mondo possibile. Paola C.
In effetti “credi nell’uomo” è stato citato più volte come un mantra, ma solo per mettere in evidenza il carattere monotematico della mostra. In compenso, all’ingresso della mostra troneggia la suggestiva scultura Madre Terra di Carl Brunotte, con un mantello a pieghe ampie e leggere, quasi a voler raccogliere le nostre riflessioni su di essa. Ho sempre in mente l’espressione di Spinoza “Deus sive natura” (Dio ossia la natura), ma proporla non era un mio compito e ci avrebbe comunque portato lontano. Alfonso P.