CAMMINO A EMMAUS di Otto Flath
In visita alla mia famiglia per il Natale, “capito” a questa mostra e ne esco con l’orgoglio di chi non abita più a Padova ma la ritrova ancora fertile di messaggi generosi di sostanza e spunti di riflessione di profondo spessore culturale, oltreché umano. Ringrazio il curatore e tutti coloro che si sono adoperati per realizzare quella che considero una piccola impresa, quella nella fiducia nell’Uomo e nell’impegno di costruirla. Significative le sculture del Cammino verso Emmaus e del Buon Samaritano, nella quale “forestiero” e “salvatore” sono le due facce della stessa moneta, che ognuno di noi è chiamato a spendere nel proprio quotidiano. Buoni incontri a tutti. Suor Letizia c.s.n.
Una prima considerazione su “Passaggio ad Emmaus”. Quante persone oggi accetterebbero di accogliere uno straniero che volesse unirsi a loro come fecero gli apostoli con Gesù (uno straniero) sulla strada per Emmaus? Molte più di quanto crediamo ma anche molte meno di quante speriamo.
Una seconda considerazione. Sono contento che una suora si lasci coinvolgere da una mostra d’arte, sia pure a tema sociale. Alcuni visitatori (pochi) ci hanno accusato di un’impronta religiosa, che tuttavia non è stata rilevata da nessun esponente religioso. Il punto d’incontro è l’uomo, lo stesso con, senza o di tutte le religioni. Vi sono certamente diverse sfumature che risentono di una cultura cristiana ma non tali da raggiungere il livello di ragionevole disputa. Editor