CHILD WITH HIS GRANDMOTHER di Margit Dombosne
Dopo aver visto la scultura del bambino con la donna anziana mi sono ricordata di un brano di Cristina Campo che avevo letto nel suo libro “Gli imperdonabili”. Rileggendolo l‘ho trovato aderente alla scultura. Eccolo:
“Qualcuno avrà notato con quale ipnotica lentezza battano le ciglia di un bambino che ascolta un vecchio rievocare; come le labbra si schiudano febbrili, la saliva passi lenta attraverso la gola. Non è di ilarità la sua espressione, mentre tutto il corpo si stringe contro le antiche ginocchia. C’è in lui la tensione immobile degli animali in muda, degli insetti in metamorfosi; è forse simile agli usignoli in pieno canto che si dice hanno una forte temperatura e il fragile piumaggio tutto arruffato. Egli sta crescendo, in quegli attimi; sta bevendo con voluttà e tremore alla fontana della memoria; l’acqua fulgida e cupa da cui ha vita la percezione sottile.”
In qualche modo la scultura rievoca l’atmosfera magica che si crea tra un bambino e, per esempio, il suo nonno o la sua nonna o la sua mamma e il suo papà, quando questi raccontano della loro infanzia, quasi fossero trasportati in un mondo lontano nel tempo. Emilia B.
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