PENELOPE di Emile-Antoine Bourdelle
In mostra mi hanno affascinato diverse sculture, ma anche mi ha sorpreso che ci fosse una sezione dedicata all’attesa, con delle osservazioni nelle didascalie veramente rivelatrici. Ad esempio, fare attendere è un modo di esercitare il potere su chi attende. Vorrei tuttavia aggiungere qualcos’altro, anche per aver letto alcune considerazioni fatte da Nunzio Galantino in “Abitare le Parole”. La parola “attesa” non fa riferimento solo al tempo che trascorre, appunto, nell’attesa ma descrive anche sia l’atto di attendere sia i sentimenti che affollano nel frattempo il cuore di chi attende. L’atto di attendere (dal latino ad-tendere, ossia essere orientato a…) riempie di significato il tempo rendendolo intenso perché orientato a un evento. Quanto più forte è il sentimento che accompagna l’attesa di un evento tanto più il tempo dell’attesa apparirà lento e irrequieto. Ma non sempre è un’attesa che si presenta a mani vuote – come qualcuno dice – perché tocca a noi riempirle, tocca a noi vivere trasformando l’attesa in occasione feconda per scorgervi direzioni, implicazioni, possibilità, conseguenze e risultati.
Penelope, sinonimo di fedeltà e di amore, con la sua immobilità statuaria, anche se molto espressiva nel gesto, è l’icona di una “attesa non creativa”. Diversamente da Ulisse, pur coltivando la speranza, il desiderio e l’amore, allontana ogni possibilità di cambiamento, novità (persino di tentazione) e sperimenta solo ciò che già conosce. Mettendosi al riparo dall’ansia dell’attesa, blocca la propria vita. Ulisse al contrario, agisce, opera, vive, (tradisce), affronta l’ignoto. Nella relazione di amore non è sempre facile vivere l’attesa. Ancora più difficile è sapere che probabilmente l’altro/a non verrà mai. Ma la grande impresa di vivere l’attesa, parte dal non facile presupposto di avere la capacità di «portare dentro di sé l’altro/a». Ovvero il sentire la presenza dell’altro/a nell’intimo, nel cuore, nella mente, nello spirito, nel respiro. Solo allora l’attesa rende capaci di sperare senza paura del domani. Giorgio B.
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